Brexit, i cambiamenti nel mercato dell’energia

Brexit, i cambiamenti nel mercato dell’energia

12 Lug Brexit, i cambiamenti nel mercato dell’energia

La Gran Bretagna ha votato a favore dell’uscita dall’Unione Europea. A seguito di questo evento, tra i tanti scenari di difficile interpretazione, c’è anche quello legato all’energia. Lo studio di consulenza Frost & Sullivan, che fornisce analisi e ricerche di mercato, si è soffermato proprio su questo aspetto, mettendo in luce come il risultato del referendum abbia “creato una situazione di incertezza generale nei mercati. All’interno del settore di energia e ambiente l’impatto è d’altronde più smorzato, poiché gli interessi dell’Ue e del Regno Unito sono già ampiamente allineati. L’effetto più immediato nel settore dell’energia sarà l’impatto negativo di un aumento del prezzo dei carburanti, dovuto a una sterlina più debole”.

La Gran Bretagna e gli altri paesi dell’Ue

In tema di politiche energetiche, all’interno dell’Ue sono diversi e variegati i casi. L’azione dell’Unione Europea ha sempre denotato una certa incapacità di incidere, ben evidenziata dalla sostanziale mancanza di accordi con gli Stati membri. Ogni Stato, infatti, ha negli anni avuto la possibilità di realizzare il proprio mix energetico. Nel caso della Gran Bretagna, le politiche energetiche negli anni sono risultate fortemente dipendenti dal nucleare, un comparto che Londra punta a rafforzare ulteriormente con investimenti francesi (prima della Brexit) e cinesi. Alcuni Stati continuano a puntare al carbonio, altri sono leader nelle rinnovabili. Un quadro piuttosto frastagliato e difforme.

I prossimi passi

Secondo quanto evidenziato dai consulenti di Frost & Sullivan sulla situazione britannica post-Brexit, “il Regno Unito è già avanti rispetto al resto dell’Ue per quanto riguarda la riduzione della propria capacità produttiva basata sul carbone e delle proprie emissioni di carbonio. Con un impegno a chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2025, non ci sono elementi che facciano pensare che questa politica cambierà. Allo stesso modo, il Regno Unito continuerà a portare avanti le proprie principali iniziative per la riduzione delle emissioni, ciò fa parte di un impegno globale e non è legato all’Ue”. Per quanto concerne lo sviluppo di nuove centrali nucleari, si sottolineano i ritardi già subiti dai progetti, mentre “il voto per la Brexit porrà ulteriori ostacoli al programma, nonostante le dichiarazioni ufficiali in vista del voto secondo cui EDF e gli altri operatori avrebbero mantenuto l’impegno in questo investimento”.

Obiettivi Ue, gli Stati membri sono in ritardo

Secondo quanto emerso dallo scenario delineato dalla società di consulenza con sede a Mountain View, California, era già “improbabile che il Regno Unito riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi in materia di energia rinnovabile per il 2020 come parte dell’Ue”. Tuttavia, la Gran Bretagna non era certo la sola in seno all’Ue ad essere in ritardo: “più della metà degli stati membri dell’Unione Europea non raggiungeranno i propri obiettivi, pertanto ci saranno pochi cambiamenti su questo punto”. Sulle rinnovabili, in teoria la Gran Bretagna può non rispettare gli impegni Ue, tuttavia Londra aveva già tagliato i propri sussidi alle energie verdi ma si prevede che i progetti già pianificati possano essere portati a compimento.

L’impegno sui contatori di nuova generazione e l’impatto sui prezzi

Secondo l’analisi di scenario, la Gran Bretagna, nonostante la Brexit, non dovrebbe mancare gli impegni sull’installazione dei contatori intelligenti di nuova generazione, “in ogni caso – spiegano i consulenti di Frost & Sullivan -, sarà ancora possibile per il governo del Regno Unito rivedere o ritardare il programma poiché l’UE non sta facendo rispettare l’impegno all’installazione dei contatori intelligenti, se ciò dovesse avere implicazioni negative per i costi”. È probabile, inoltre, che sui prezzi non si verifichi alcun impatto significativo a seguito dell’uscita di Londra dall’Ue.

Le infrastrutture nello scenario a lungo termine

Nel lungo termine, potremmo assistere ad un aumento dei costi di capitale per le infrastrutture di generazione dell’energia elettrica, causato dall’aumento dei costi di finanziamento. Questo aspetto è collegato a quanto il Regno Unito riuscirà a difendere la propria reputazione sui mercati finanziari. L’incertezza causata dalla Brexit, inoltre, potrebbe incidere sull’impegno delle grandi società energetiche straniere – come ad esempio E.ON, EDF, Iberdrola – che potrebbero rivedere i propri piani.

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